Lucrezio

A Roma la filosofia cessa di essere monopolio delle scuole. Di tutte le filosofie, la filosofia epicurea fu quella che trovò maggior opposizione, infatti non poteva non essere vista come pericolosa da parte di coloro che avevano interesse a che la tradizione venisse seguita. Così già nel 173 e poi nel 154 alcuni epicurei vennero espulsi da Roma. Proprio per queste difficoltà che incontrava nell’essere accolto, l’epicureismo fu la prima corrente a produrre scritti filosofici in lingua latina, così da consentire una maggiore accettazione dell’epicureismo.
A noi è giunto il poema in esametri Sulla natura delle cose (De rerum natura) di Lucrezio Caro, nel quale la figura di Epicuro compare nei punti cruciali del poema e viene presentato come un benefattore che ha finalmente dato all’umanità la chiave della felicità.
Il poema di Lucrezio si apre con un discorso sulla religione, egli infatti invita il lettore a non considerare subito empie le dottrine che lui andava ad esporre, tentando di sottolineare quando al contrario sia crudele la religione tradizionale, che prevede sacrifici anche umani, come nel caso di Ifigenia, sacrificata per avere il favore degli dei nella guerra. La religione è in grado di condizionare la vita di tutti gli uomini perché introduce in essi un seme di paura, così che per religione gli uomini sono da sempre stati disposti a commettere qualunque cosa.
Nei due libri successivi Lucrezio espone la dottrina fisica di Epicuro, grazie alla quale giustifica l’inutilità della paura per la morte, paragonata alla stessa paura che i bambini hanno del buio. Lucrezio invita a vivere al meglio la propria vita, non ci si può rammaricare di dover morire se si vive da morti, ovvero se non ci si gode la vita finché c’è, inoltre nella parte finale Lucrezio fa intervenire la natura stessa a parlare e le fa chiedere al lettore per quale motivo se la vita gli è piaciuta e gli è stata fruttuosa non se ne allontana come il convitato si allontana sazio dalla tavola.
Nel quinto libro Lucrezio evidenzia tra gli effetti negativi del progresso, quello di aver portato l’uomo a desiderare cose che non gli servono realmente, riprende in questo modo la distinzione fatta da Epicuro riguardo ai piaceri naturali e non naturali, necessari e non necessari.
Il fatto che Lucrezio scriva in latino fa si che egli debba introdurre in latino alcuni termini fino ad allora sconosciuti alla cultura latina.

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