Due medici di età alessandrina, basarono i loro studi sulla dissezione dei corpi. Scoprirono in questo modo i nervi, distinguendoli dai tendini, e distinguendo fra nervi sensori e nervi motori, questo permise loro di indicare nel cervello la sede dell’intelligenza e il centro del corpo. Stando a quanto riportato da Tertulliano, poterono, con il patronato del re, praticare la vivisezione di condannati.
Erasistrato distinse arterie e vene, ma non riuscì a formulare una teoria della circolazione sanguigna infatti era ancora convinto che le vene contenessero sangue e le arterie pneuma e per spiegarsi come mai bucando un’arteria uscisse lo stesso sangue suppose che la natura non ammettesse spazi vuoti e che quindi lo pneuma fuoriuscito sarebbe stato subito rimpiazzato da sangue. Loro quindi ammettevano l’esistenza di entità non direttamente percepibili.
Contro questo tipo di medicina che pretendeva di passare da ciò che è osservabile a ciò che non lo è, si schierò un’altra corrente, che definì se stessa empirica e definì quella avversaria razionalista.
Secondo gli empirici la medicina doveva basarsi su tre principi metodici: 1) l’autopsia diretta, ossia l’osservazione personale e ripetuta ad esempio degli effetti positivi di un farmaco, 2) il ricorso alla historìa, ossia al resoconto di altri medici visto e considerato che il sapere medico acquisito, già dai tempi di Ipparco, era visto come patrimonio comune di tutti coloro che praticavano la medicina, 3) quello della transazione al simile, ovvero l’utilizzo di un farmaco che si era rivelato utile per curare un male alle gambe per curare un male simile al braccio.