Anassimandro

Anassimandro nacque e visse anch’egli a Mileto. Sulla scia di Talete, obbiettivo di Anassimandro fu quello di ricondurrà all’unità la molteplicità del reale. Rispetto a Talete, Anassimandro fece un grossissimo passo avanti: affermò che il principio unico di tutte le cose non potesse essere un qualcosa di già determinato come l’acqua, ma dovesse essere l’esatto opposto delle singole cose quindi indeterminato e illimitato, e Anassimandro racchiude questi due significati nel termine apeiron.

Le informazioni che abbiamo sulla cosmogonia e sulla cosmologia anassimandrea, ci sono arrivate in alcuni frammenti di un suo scritto “sulla natura”, scritto in prosa.

Anassimandro colloca l’apeiron ai confini dell’universo sferico, la terra sta al centro e ha forma cilindrica. Secondo Anassimandro nell’apeiron sono presenti tutti i contrari, caldo e freddo, secco e umido e così via, e per via del movimento schizzano fuori dall’apeiron, così si genera la realtà. Anassimandro è convinto che al centro della terra ci sia l’acqua e ai confini dell’universo ci sia il fuoco, questi due opposti si scontrano e così l’acqua evapora lasciando il sale (la terra) e il vapore (l’aria). Quando l’acqua si sarebbe esaurita, anche il fuoco sarebbe scomparso, poiché non può esistere un contrario senza ciò di cui è contrario, e così tutto sarebbe tornato nell’apeiron da cui poi si sarebbe generato un altro mondo e così via all’infinito.

Il frammento di Anassimandro più celebre è quello in cui dice che

Principio delle cose che sono è l’apeiron, donde le cose che sono hanno la generazione e là hanno anche il dissolvimento secondo necessità. Infatti esse pagano l’una all’altra la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo.

Differenti proposte ci sono per l’interpretazione del termine ingiustizia che ricorre nel frammento. Questa, infatti, potrebbe essere il distaccamento dall’apeiron e la pena consisterebbe nella vita terrena (un po’ come nella tradizione orfica), oppure potrebbe essere che l’ingiustizia sta in questa lotta fra gli opposti e la pena sia appunto il dissolvimento necessario.

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