Talete nacque e visse a Mileto, tra il VII e il VI secolo a.C., già al suo tempo si era conquistato la fama di sapiente universale per via delle sue conoscenze.
Talete avvertiva il bisogno di ricondurre la molteplicità della realtà ad un’unità da cui tutto provenisse e da cui tutto fosse costituito. Talete afferma che questo principio (ἀρχή, archè, in greco) sia l’acqua. Le ragioni che possono averlo portato a fare un’affermazione del genere sono facilmente rintracciabili, infatti Mileto era una città di mare e l’acqua aveva quindi una notevole importanza, inoltre non è da escludere che Talete avesse tenuto in considerazione l’importanza dell’acqua per la vita (i cibi sono umidi, i semi sono umidi) e poi l’acqua ha anche il vantaggio di essere un qualcosa di molto indeterminato (non ha forma, non ha gusto, non ha odore) e quindi le si può attribuire più facilmente la possibilità di assumere qualunque determinazione, non è un caso che Anassimene, successivo a Talete, sceglierà come principio unico di tutte le cose l’aria. A questa indeterminatezza del principio faranno riferimento anche moltissimi altri filosofi, appoggiandosi al fatto che ciò è che è già determinato non può, proprio per questo motivo, essere principio.
A Talete è attribuita anche l’affermazione secondo cui “tutto è pieno di dei”, facilmente convertibile in “tutto è pieno d’acqua”, infatti ai tempi di Talete non si avevano i nostri strumenti per distinguere il vivente dal non vivente e si ravvisava questa differenza nella capacità di muoversi, ma tutto può muoversi, quindi tutto è in qualche modo vivo. Va ricordato a questo proposito che Talete fu il primo ad occuparsi di elettricità ed egli attribuiva un anima al magnete poiché era in grado di far muovere il ferro.
Talete non fu a capo di una scuola in senso istituzionale, ma non si può escludere che del suo insegnamento fosse a conoscenza, probabilmente per essere stato suo discepolo personale, Anassimandro.