La filosofia di Antifonte si contrappone con forza a quella di Gorgia, infatti, secondo Antifonte esiste una realtà oggettiva, cosa che Gorgia escludeva totalmente.
Antifonte analizza il rapporto tra nomos (legge) e physis (natura), affermando che le leggi non sono altro che delle convenzioni, delle opinioni, tant’è che una cosa può essere legale in una città e illegale in un’altra città, le leggi di conseguenza hanno come effetto quello di aumentare la distanza fra cittadini e città differenti. Inoltre i complessi apparati burocratici avevano l’effetto collaterale di rendere sempre più difficile da attuare la giustizia. La superiorità delle legge naturale, rispetto a quella convenzionale delle città, è evidenziata dal fatto che chi viene meno alla legge della città se non viene scoperto non paga alcuna pena, mentre chi viene meno alla legge naturale pagherà sempre e comunque la propria pena, poiché non sta contravvenendo ad un’opinione, ma alla verità.
Importante è anche quello che Antifonte ci dice a proposito delle esperienze, infatti secondo lui l’esperienza è funzionale al processo conoscitivo, ma ogni esperienza per avere un senso deve considerarsi finita, infatti una volta osservato che se ci sono nuvole in cielo è probabile che piova mentre se nuvole non ce ne sono non è possibile che piova, non ha senso continuare ad osservare il cielo all’infinito, l’esperienza si è conclusa. Inoltre il susseguirsi delle esperienze fa sì che c’è una cosa sulla cui esistenza non si possono avere dubbi: il tempo. Possiamo dubitare della validità di ogni singola esperienza, ma non ci è concesso dubitare sulla loro concatenazione.