Parmenide

Parmenide nacque ad Elea e dalla sua filosofia si venne a creare una vera e propria scuola: la scuola eleatica.

Di Parmenide ci sono rimasti alcuni frammenti di una sua opera, intitolata “Sulla natura”, in cui egli stesso è il protagonista di un viaggio, guidato da una divinità non meglio specificata, la quale gli mostrerà qual è la via da percorrere per giungere all’essere, qual è la strada impercorribile e qual è invece quella concretamente intrapresa dagli uomini. La via da percorrere è quella di pensare e dire le cose che sono, quella impercorribile consiste invece nel pensare e dire le cose che non sono, quella percorsa dagli uomini è una via di mezzo in cui essere e non essere sono mescolati. Ad esempio gli esseri umani parlano, sulla base delle sensazioni, di nascere e perire delle cose, ma entrambi questi termini fanno riferimento ad un passaggio da essere a non essere e al contrario.

La filosofia parmenidea implica uno stretto legame fra essere, pensiero e linguaggio, infatti soltanto ciò che è può essere propriamente pensato e detto e, viceversa, soltanto ciò che può propriamente essere pensato e detto propriamente è. Anche un drago, pensato, in un certo qual modo esiste come immagine del mio pensiero.

Parmenide allora, partendo dalla definizione che l’essere è e non può non essere, utilizzando il metodo della deduzione per assurdo, afferma che l’essere è ingenerato e imperituro, immutabile, immobile, indivisibile e uno. Infatti se si accettasse l’idea che l’essere sia mutabile, bisognerebbe ammettere che esso, una volta cambiato, sarà quello che non era prima, attribuendo così anche all’essere il non essere, lo stesso ragionamento si può fare per tutti gli altri attributi che Parmenide attribuisce all’essere, entrando in duro contrasto con Eraclito e la sua teoria del costante divenire.

L’essere inoltre per Parmenide è finito, infatti se fosse infinito mancherebbe di qualcosa e quindi non sarebbe ciò di cui manca, pertanto Parmenide rappresenta l’essere come una sfera compatta.

Parmenide è un ontologo, ovvero uno studioso dell’essere in quanto essere, e invece di partire come tutti i suoi predecessori dall’esperienza sensibile, lui parte dalla stessa definizione di essere, giungendo il più delle volte con conclusioni in contrasto con i sensi.

Per Parmenide gli uomini erano dunque liberi di seguire due strade, la strada dell’aletheia (la verità) usando come mezzo la ragione, oppure la strada della doxa (l’opinione) usando solo ed esclusivamente i sensi.

Poiché la realtà appare caratterizzata dal nascere e perire delle cose, viene spontaneo pensare che sia composta di elementi, Parmenide parla della luce, il fuoco, e delle tenebre, la terra. Gli elementi di per se sono analoghi all’essere, ma le loro mescolanze sono analoghe al non essere, ed è da questa mescolanza che nascono le opinioni errate dei mortali.

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