Antioco di Ascalona

Antioco nacque ad Ascalona circa negli anni 30 del II secolo a.C., fu a lungo discepolo di Filone di Larissa, scolarca dell’Accademia scettica. Egli si staccò dallo scetticismo di Carneade molto prima del maestro Filone, infatti mentre Filone si era limitato a dire che una realtà oggettiva esisteva sebbene l’uomo non la potesse conoscere, Antioco affermò che una realtà oggettiva esisteva e che era perfettamente conoscibile dall’uomo. In questo modo Antioco riportava l’Accademia sulla vecchia via, lo scetticismo infatti si presentava come eredità del pensiero platonico, ma di Platone si occupava solo del mondo fisico, del quale lo stesso Platone aveva detto che non ci poteva essere conoscenza data la sua mutabilità e instabilità.
Tuttavia Antioco non portò affatto ad una rinascita di Platone, infatti egli era convinto che platonismo e aristotelismo dicessero in sostanza le stesse cose ma con parole diverse, egli però si spingeva oltre e sosteneva che anche lo stoicismo non fosse altro che un completamento della dottrina platonica. In questo modo la filosofia accademica si presentò come un intruglio eclettico di dottrine.
Egli cresciuto in ambiente scettico, allievo appunto di Filone, si trova nella posizione migliore per criticare lo scetticismo, infatti lo conosce dall’interno. Egli afferma che lo scetticismo negando il criterio di verità, ossia la validità delle nostre rappresentazioni, nega ciò cui su cui si fonda l’esistenza umana, vengono negate anche la memoria e l’esperienza, quindi vengono negate le arti che appunto si basano su queste due cose. Come se non bastasse lo scetticismo nega la possibilità di distinguere tra bene e male e quindi non ha senso alcuna indagine morale.

Inoltre lo scetticismo si basava sul fatto che visto e considerato che i sensi ci ingannano in alcune occasioni, perché non dovrebbero ingannarci sempre? Ma Antioco pose al maestro Filone un dilemma, che portò lo stesso Filone ad abbandonare lo scetticismo, infatti se non siamo nelle condizioni di distinguere tra vero e falso, come possiamo affermare con certezza che esistono rappresentazioni false e da questo punto di partenza dedurre che nulla può esser conosciuto?
Dal punto di vista della logica egli non si discosta dalla posizione stoica, stessa cosa fa per quanto riguarda la fisica, ma ciò che appare più assurdo è la sua convinzione che le dottrine fisiche stoiche siano le stesse platoniche e aristoteliche. Dal punto di vista etico invece sostiene che la virtù basta ad essere felici, ma non ad essere perfettamente felici, per questa condizione infatti servono anche i beni materiali, come aveva sottolineato l’aristotelismo.

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