Diogene di Apollonia riprende la concezione di Anassimene secondo cui l’aria è il principio unico di tutte le cose (arkè) e la concilia con la concezione del nous di Anassagora: secondo Diogene quindi è l’aria l’intelligenza che regola tutto. Diogene inoltre compie il passo che Anassagora non si era sentito di compiere e afferma che l’aria/intelligenza dispone le cose nel modo migliore possibile.
Egli è sostenitore del determinismo ambientale secondo cui un uomo cresceva diversamente a seconda della qualità dell’aria presente nel luogo dove cresceva, un uomo cresciuto in un ambiente secco ad esempio avrebbe avuto un’intelligenza più spiccata rispetto ad un altro cresciuto invece in un ambiente umido. Una riflessione analoga la si trova in un testo anonimo andato poi a far parte del Corpus Hippocraticum, nel quale l’autore sostiene che gli uomini cresciuti in zone con maggiori cambiamenti climatici sono migliori di quelli cresciuti in assenza di questi cambiamenti, poiché le differenze d’aria non influiscono soltanto sulla struttura corporea di un individuo, ma anche sulle proprietà del loro carattere. Per questo motivo le popolazioni orientali, per via del clima e per via del regime politico che li assoggetta ad un tiranno, sono militarmente inette.