Diogene di Sinope

Accanto al proliferare di scuole filosofiche in età ellenistica, si trovano anche individui isolati che fanno filosofia senza alcuna pretesa di raccogliere discepoli. È il caso di Diogene, vissuto tra il 400 e il 325, sapiente cinico che tendeva all’autosufficienza. Diogene individuava i modelli di vita naturale in quello animale, in quello del mendicante e in quello del bambino. Per la prima volta emerge una visione del bambino come di una natura ancora incorrotta dai bisogni della vita associata, contrariamente a come era visto dalla cultura del tempo, concorde con Aristotele, ovvero un uomo in potenza.
Quello che sappiamo di lui lo sappiamo grazie alle “Vite dei filosofi” di Diogene Laerzio, il quale ci dice che Diogene incontrò Antistene ed insistette per essere suo discepolo. Ci viene raccontato anche il suo modo di vivere semplice, infatti abitava in una botte e vedendo un bambino bere dalle mani gettò via la scodella che teneva attaccata alla bisaccia. I suoi insegnamenti non venivano impartiti con lunghe discussioni ma con massime dette con sarcasmo o addirittura semplicemente con gesti, si narra che a chi come Diodoro Crono, di scuola megarica, negasse l’esistenza del movimento, lui rispondesse alzandosi e mettendosi a camminare. Faceva una bandiera del suo pensiero la libertà di parola e il non rispetto per il potere, una volta Alessandro Magno andò da lui mentre questi prendeva il sole e gli chiese, facendogli ombra, “che cosa vuoi?”, ed egli rispose “lasciami il mio sole”, oppure ancora quando Alessandro per farsi gioco di lui che veniva definito “il cinico” gli regalò un piatto pieno di ossi e lui gli rispose “degno di un cane il cibo, non degno di un re il regalo”.

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