Antistene fu l’unico allievo di Socrate che rimase in Atene anche dopo la sua condanna a morte, tenne le sue lezioni nel ginnasio di Cinosarge, che significa “cane agile”, è probabilmente dal nome di questo ginnasio che viene il nome della scuola cinica di cui Antistene è considerato il capostipite.
Dal punto di vista etico infatti estremizzò l’insegnamento di Socrate arrivando a dire “preferirei impazzire piuttosto che provare piacere”, non bisogna quindi soltanto non cedere ai piaceri, ma liberarsi completamente di questi.
Antistene si occupò anche del linguaggio, facendosi portatore della tesi secondo cui il vero punto di partenza della conoscenza sono i nomi. Ad ogni nome infatti corrisponde una sola cosa, cosicché è impossibile dire “è un cattivo re”, poiché col termine re si intende una cosa soltanto, ovvero colui che amministra il regno per conseguire il bene dei propri sudditi, se è cattivo pertanto sarà qualcos’altro ma non un re. Di ogni cosa esiste quindi un oikeios logos (discorso proprio) che la definisce. In questa prospettiva sparisce la possibilità di sbagliarsi, poiché di ogni cosa posso dire soltanto una cosa e se non dico quella cosa starò dicendo qualcos’altro e quindi mi starò riferendo a qualche altro concetto. Viene meno anche la possibilità di dibattere infatti riguardo ad una cosa due contendenti possono pronunciare entrambi l’oikeios logos e quindi dire la stessa cosa, o possono entrambi pronunciare un discorso sbagliato e quindi parlare di cose differenti, oppure uno pronunciare l’oikeios logos e l’altro no e quindi anche in questo caso non stanno realmente dibattendo sullo stesso oggetto. Questo si basa sull’equazione che dire (leghein), equivale sempre a dire qualcosa (leghein ti), che equivale a dire l’essere (leghein to on) e quindi dire la verità.
Antistene inoltre polemizzò moltissimo contro la teoria platonica delle idee, dedicando addirittura un trattato a ciò, il Satone. Celebre è la sua affermazione “vedo il cavallo ma non la cavallinità”, ironizzando così sul termine “qualità” introdotto proprio da Platone all’interno del panorama filosofico, per giustificare contro il sensismo la necessità di stabilità strettamente collegata all’idea. Antistene riduceva l’idea a puro e semplice prodotto mentale, riprendendo in questo modo le tesi di Gorgia esposte nel trattato “sul non essere”. Essere e pensiero quindi non coincidevano come avevano sostenuto gli eleati, ma dall’essere nasceva il pensiero.