Zenone fu seguace di Parmenide e ci viene indicato da Aristotele come inventore della dialettica, infatti obbiettivo primario di Zenone fu quello di difendere le tesi del maestro partendo dalle assunzioni degli avversari. Le tecniche usate erano la deduzione per assurdo e il regresso all’infinito.
Contro la molteplicità Zenone elaborò tre tesi: la prima non ci è pervenuta ma possiamo supporre che introducesse il concetto della divisione all’infinito; la seconda consisteva nell’affermare che se una cosa è infinitamente divisibile e ognuna delle parti ricavate avesse una grandezza, essendo infinite queste parti, l’oggetto in questione dovrebbe essere anch’esso infinitamente grande, ma il ragionamento non ha alcun valore dal punto di vista matematico; la terza tesi asseriva che se i molti sono, devono essere sia finiti (ovvero tanti quanti sono), sia infiniti (poiché ciascuno di essi è separato dall’altro da qualcos’altro), ma la stessa cosa non può essere sia finita che infinita, pertanto anche in questo caso l’assunzione della molteplicità è assurda.
Contro il movimento Zenone fu ancora più prolifero nell’elaborare tesi, Aristotele ne riporta quattro: a) la prima parte dalla considerazione che un movente prima di aver percorso il percorso intero dovrà averne percorso la metà, e prima ancora un quarto, e prima ancora un ottavo e così via, b) il secondo argomento è praticamente identico al primo ed è il famoso argomento di Achille che dato un vantaggio iniziale ad una tartaruga non la raggiungerà mai poiché il tempo che percorre la strada per raggiungerla la tartaruga si sarà spostata e così via, c) il terzo argomento asserisce che in ogni momento un corpo occupa uno spazio uguale alla sua grandezza e un corpo che occupa uno spazio uguale alla sua grandezza è in quiete, il movimento quindi si prospetterebbe come un susseguirsi di stati di quiete, il che non ha senso.
(per la quarta tesi contro il movimento c’è bisogno di una raffigurazione che al momento non sono in grado di offrire)