Posidonio di Apamea

Anche lui, come Panezio, è uno stoico, anche lui si muove non più in Grecia ma a Roma. Nelle sue opere non è difficile vedere un riflesso della filantropia stoica, infatti è presente il problema sociologico e a proposito degli schiavi lui, sebbene condanni alcune loro sanguinose ribellioni, condanna una classe dominante che vede il rapporto padrone/schiavo solo in termini di spietato sfruttamento, Seneca successivamente dirà “servi sunt, immo homines”.
Si possono attribuire a Posidonio, sebbene le fonti non siano certe, una ripresa della teoria della conflagrazione universale e della simpatia stoica (ossia due teorie strettamente legate al determinismo), contrapponendosi così a Panezio. A lui si può attribuire anche la dottrina secondo cui la divinità è il cielo.
Tuttavia anche Posidonio si allontana dalla tradizione stoica, soprattutto rispetto al monismo di Crisippo riguardo all’anima, infatti Posidonio ricerca l’origine prima del vizio, che altro non era nella concezione stoica che un giudizio sbagliato, e afferma che non si può trovare nella ragione e nemmeno lo si può imputare alla società e all’educazione ricevuta, infatti bisognerebbe comunque giustificare l’origine della corruzione degli educatori. Per questo motivo egli riprende la tradizione platonicoaristotelica, presupponendo quindi l’esistenza di una facoltà irrazionale dell’anima dalla quale nasce il vizio. La terapia delle passioni quindi può avvenire anche attraverso ciò che è semplicemente piacevole e non razionale, come ad esempio musica e poesia.

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