Un’altra via, rispetto a quella di Giustino, per quanto riguarda le convergenze tra i risultati filosofici e la rivelazione viene intrapresa da Tertulliano, nato a Cartagine tra il 150 e il 160 e convertitosi al cristianesimo nel 195 d.C.
Tertulliano ammette la possibilità che esistano queste convergenze, però afferma che sono soltanto coincidenze, infatti anche durante la tempesta è possibile certe volte arrivare in porto, in parole povere i risultati a cui la filosofia è pervenuta sono talmente tanti che era inevitabile che qualcuno corrispondesse alla verità. La filosofia infatti non c’entra niente con il cristianesimo, poiché la filosofia nascondeva la presunzione di ritenere che fosse possibile giungere da soli alla verità, ma il cristianesimo afferma che questa non è raggiungibile senza Dio, così la meraviglia che secondo Aristotele e Platone era la molla che faceva scattare i processi conoscitivi, diventa nella visione cristiana soltanto una inopportuna curiosità. L’intera tradizione filosofica diventa allora la tradizione dell’errore. Dopo Cristo non hanno più motivo di essere curiosità e ricerca. Le filosofie sono quindi la base su cui si creano le eresie cristiane, in particolare quelle gnostiche.